#VacanzeDaGenitori: videogame sì o no? Tre consigli utili

15 Lug, 2022News

NOVITÀ

Il terzo punto del nostro Decalogo #VacanzeDaGenitori affronta il tema dei videogame: “problema” agli occhi dei genitori e fedeli compagni di intrattenimento per i nostri figli. Cosa fare in vacanza? Vietare i videogiochi in console e le app di gioco sul cellulare? Acconsentire al loro utilizzo? Iniziamo a prendere sul serio il gioco e ci si aprirà un mondo.

Come detto, a seconda dei punti di vista, il videogioco può essere il complice o il grande nemico dei genitori. Due posizioni apparentemente opposte ma che potrebbero anche verificarsi in una medesima condizione. Se parcheggiamo i nostri figli davanti agli schermi e alle console, non possiamo poi lamentarci se i ragazzi “non rispondono più ai comandi”. Come facciamo, dunque, ad andarli a prendere? Come tirarli fuori da quel mondo fatto di luci, musiche, colpi di scena e continui livelli da conquistare? 

Sai cosa sono veramente i videogames?

Spesso diamo per scontato di conoscere alcuni concetti ma ti sei mai interrogato veramente su cosa sia realmente il videogame o, detta all’italiana, il videogioco o semplicemente l’ultima app di gioco che ha scaricato tuo figlio/a sul cellulare?

Prima di tutto è bene cominciare da un presupposto fondamentale: i videogame non sono semplici passatempi, ma rispetto al secolo scorso si sono evoluti fino a rappresentare una cultura. I videogame sono di fatto un monolite dell’intrattenimento mondiale, capace di condizionare costumi, mercati e tutti gli altri ambiti creativi: dal cinema alla televisione, dalla musica alla moda, fino alla pratica sportiva.

Lo dicono i numeri: dal 2020 il fatturato della galassia dei videogiochi ha superato di oltre 4 volte quello del cinema. A livello mondiale non c’è partita; 160 miliardi contro i 45 di Hollywood e delle altre produzioni sul panorama internazionale. Una superpotenza, quindi, che poggia anche sulla versatilità dei device: dalle console tradizionali – come PlayStation, Xbox o Nintendo – a quelle portatili, fino ai giochi e alle App scaricabili direttamente sullo smartphone.

Come competere con l’attrattiva dei videogames

Dovremmo iniziare a chiederci, dunque, come approcciarci a questo colosso che occupa i nostri figli anche per diverse ore al giorno.

L’obiettivo non deve essere spegnere lo strumento, quanto quello di attivare una relazione con i nostri ragazzi tale per cui offriamo un’alternativa rispetto alla comfort zone in cui nostra figlia o nostro figlio si trovano quando sono davanti, o per meglio dire “dentro” un videogioco.

Prima consiglio: “il cavallo di Troia”: proviamo a giocare con loro

Non è semplicemente psicologia inversa, provare a giocare insieme a loro, chiedere ai ragazzi di insegnarci a superare almeno il primo livello o anche semplicemente accompagnarli in questa esperienza così immersiva. Basterebbe questo per gettare un ponte sui gusti, i linguaggi, persino sui valori che respirano le nuove generazioni.

Senza questa azione, solo apparentemente passiva, condividere regole su tempi e modalità di utilizzo, sarà molto difficoltoso, se non proibitivo. Di più, se applichiamo la logica dell’accompagnamento, rispetto a quella del semplice divieto, sarà possibile ottenere una visione più rispondente e nitida sulla tipologia e sui contenuti fruiti dai nostri figli, spesso non idonei alla loro età.  

Secondo consiglio: fornire loro una nuova esperienza gratificante

Studi scientifici dimostrano che i livelli di dopamina associati al gioco aumentano all’aumentare delle abilità del giocatore. Insomma, secondo Marc Palaus, neuroscienziato cognitivo esperto degli effetti comportamentali dei videogiochi:

“Non c’è alcun motivo per cui un bambino decida di smettere di giocare, a meno che non ci sia un’altra esperienza più gratificante ad attenderlo».

Ed è proprio questo il passaggio ulteriore, quello determinante per riconquistare il tempo perduto con i propri figli, senza per forza demonizzare o combattere il mondo dei videogiochi. Se mai facendo proprio leva sull’effetto che hanno sui giovanissimi.

Terzo consiglio: cerca la “galassia” che c’è intorno al videogame

Un aiuto inatteso giunge proprio dal marketing. Quando un videogioco arriva al successo globale, nascono tutta una serie di prodotti che, da un lato reiterano il messaggio dello stesso videogioco, dall’altro assumono un’identità propria con un mercato parallelo a quello che li ha generati. Le carte dei Pokemon sono un esempio lampante di questo meccanismo. Nate dal videogioco hanno conquistato intere generazioni, scatenando i collezionisti, dando luogo a tornei e, finanche, spingendo imprenditori e commercianti ad aprire veri e propri negozi. Tutte realtà accomunate da una fisicità e da una interazione paradossalmente molto distante da quella digitale tipica dei videogame. Se nel videogioco si gioca da soli, piuttosto che online, nelle carte o nei giochi da tavola si ha bisogno di uno sfidante. Una volta imparate le regole, non sarete più semplici genitori, ma compagni di gioco.

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Scopri il #mondodigitale di tuo figlio. Non perderti neanche una tappa del nostro Decalogo Estivo #vacanzedagenitori per affrontare al meglio questa estate e provare a conoscerlo meglio. Trovi tutti i punti del decalogo in questo articolo!

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