La miopia digitale del Decreto Caivano

30 Nov, 2023News

NOVITÀ

decreto caivano non tutela salute digitale

Perché non bastano i parental control per arginare la violenza giovanile

Disagio e violenza giovanile sono fenomeni che, soprattutto dalla scorsa estate, imperversano sulle cronache, raccontando un crescente malessere delle nuove generazioni, che richiama adulti e istituzioni ad intervenire concretamente.

L’uso distorto o inconsapevole degli strumenti digitali è uno degli aspetti più diffusi rispetto a quella che il Governo ha più volte definito come emergenza sociale. Chat, social network, gruppi Telegram e deep web hanno accompagnato molte delle manifestazioni di rabbia, odio e prevaricazione che si sono verificate nel mondo fisico, come in quello digitale. Canali usati per colpire direttamente la vittima, o per documentare la bravata, con tanto di assist involontario agli inquirenti.

Su tutti questi aspetti cerca di intervenire il decreto Caivano che, oltre alle norme di contrasto alla criminalità giovanile ed all’abbandono scolastico, contiene disposizioni per la sicurezza dei minori in ambito digitale.(COPIA

La legge 71/17 ispirata a carolina viene presa come riferimento nella nuova normativa

La persona offesa dai reati telematici (ad esempio il revenge porn) potrà richiedere al provider del sito internet o al social di oscurare le proprie immagini finite illecitamente in rete. “La richiesta potrà determinare l’oscuramento, la rimozione e il blocco dei dati personali della vittima, agendo tempestivamente sulla diffusione internet”. Una misura del tutto simile a quella introdotta con la legge 71/17 in materia di Prevenzione e contrasto del cyberbullismo, con la possibilità di rivolgersi al Garante Agcom quanto la segnalazione alle aziende che gestiscono le piattaforme digitale non andassero a buon fine.

Legge 71 presa come riferimento, neppure troppo velato, anche per quanto la nuova normativa stabilisce nella sezione “Avviso orale e stop ai cellulari”. Il Decreto precisa che “Il Questore potrà disporre la convocazione per l’avviso orale non solo con riguardo ai maggiorenni, ma da adesso anche con riferimento ai minorenni e alla condotta illecita commessa”. Esattamente la stessa possibilità introdotta dalla legge 71, ispirata alla tragica vicenda di Carolina Picchio.

Ma quali sono quindi le novità rispetto al passato introdotte dal Decreto Caivano?

L’avviso orale, con il Decreto Caivano, è reso applicabile anche nei confronti dei minori di 14 anni. Inoltre, “il Questore potrà proporre all’Autorità giudiziaria il divieto di utilizzo o di possesso di dispositivi e telefoni cellulari da parte dei minorenni, a partire dai 14 anni”, impedendo la condivisione delle condotte per cui siano stati convocati oralmente.

Una misura più simbolica che efficace. La capacità di condivisione istantanea dei contenuti elettronici, oltre alla possibilità di utilizzare altri device per collegarsi ai propri account nelle varie piattaforme online, inquadrano questa misura nella logica repressiva, più che preventiva

Già, e la prevenzione?

La creazione di presupposti in grado di limitare l’insorgere dei fenomeni e degli episodi di violenza online è affidata a due linee d’azione: la prima guarda alla sensibilizzazione, la seconda al potenziamento degli strumenti a disposizione degli adulti per impedire l’accesso dei più giovani a strumenti o contenuti pericolosi in Rete.

Guida minori online

Alfabetizzazione digitale e campagne di comunicazione per promuovere il parental control

Rispetto al primo punto, Il Decreto si occupa di “alfabetizzazione digitale” sostanzialmente attraverso campagne di comunicazione, affidate alle stesse aziende del settore digitale, che dovranno impegnarsi a consentire più facilmente alle famiglie di configurare servizi e dispositivi digitali a tutela del minore. Dall’altra parte anche il Governo e le istituzioni preposte si impegnano ad attivare campagne di comunicazione per un uso sicuro e consapevole del web, nonché per sollecitare i genitori e con loro tutti gli adulti con responsabilità educative ad impostare e aggiornare i servizi di controllo parentale che tutti gli operatori del settore devono garantire agli utenti.

In particolare il Decreto stabilisce che sia garantita la presenza delle applicazioni di parental control nei dispositivi commercializzati e che venga informato l’utente riguardo all’importanza di utilizzare tali app ai fini della protezione del minore.  Ignorato, o quasi, lo strumento della age verification, che consente di intervenire a monte sulla possibilità di accedere, o meno, ai contenuti. Soltanto un piccolo accenno in tema di verifica dell’età, con riferimento alle linee guida dell’Agcom, che potrebbe essere agevolata prevedendo almeno tre modalità di autenticazione, tra cui l’uso dello SPID.

Smartphone e minori: il REgolamento AGCOM sul blocco dei contenuti per sim intestate ai minori

Secondo le nuove regole Agcom sul Parental control, entrate in vigore dal 21 novembre, nel caso di sim intestate a minori, il blocco dei contenuti sarà attivato automaticamente dai gestori. Se la sim è invece intestata a un genitore o tutore, il servizio dovrà essere impostato dai genitori o da un adulto responsabile. Diverse le possibilità di attivare l’impostazione: codice pin, autenticazione nell’area riservata sul sito dell’operatore, oppure tramite codice Otp inviato via sms o per mail. Ultima opzione è proprio lo Spid, come richiamato dal Decreto Caivano. 

IL DECRETO CAIVANO E IL REGOLAMENTO AGCOM NON TUTELANO LA SALUTE DIGITALE DEI MINORI

In conclusione, la salute digitale delle nuove generazioni viene affidata al “buon cuore” dei colossi del web, a qualche spot sociale (che passa in tv e poco sui social) e alla responsabilità genitoriale, tanto richiamata dalla comunità educante e dal Terzo settore, quanto puntualmente disattesa. 

Se il “controllo” rappresenta la parola chiave in termini di visione politica e approccio alla tematica, sul piano tecnico la vastità della Rete rende impossibile scongiurare la pubblicazione, la fruizione e la condivisione di contenuti inadatti, se non lesivi, che mettono a rischio il benessere di bambini e ragazzi.

Certamente, soprattutto per le famiglie, più soluzioni hanno a disposizione, meglio potranno monitorare e accompagnare l’esperienza digitale dei propri figli. 

PER TUTELARE LA SALUTE DIGITALE OLTRE AL CONTROLLO SERVE ANCHE CULTURA E CONSAPEVOLEZZA

Resta solo una piccola, grande domanda che tutta questa impalcatura normativa, spesso ridondante, sembra ignorare. “Perché?”. Qual è la ragione profonda per applicare queste misure?

I genitori, le famiglie, hanno davvero presente di ciò che rischiano ogni giorno i minori non accompagnati durante lo sterminato viaggio nel mondo online?

Cultura e Consapevolezza sono le due “C” che sembrano mancare, accanto a quella che rappresenta l’architrave di questa rumorosa iniziativa politica, il “Controllo”. A questo Decreto manca l’anima, ovvero quella chiave educativa e pedagogica che non può essere ignorata quando si parla di cittadinanza digitale. In famiglia, nelle scuole e in tutti i luoghi frequentati dai ragazzi, Internet compreso.

Perché violenza, odio e disagio online non sono tanto un problema tecnologico, ma soprattutto culturale

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